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lunedì 29 novembre 2010

Canon EF 16-35 f2.8 L II vs Canon EF 17-40 f4 L - Zoom supergrandangolari professionali a confronto!

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di Marco Palladino

 
Premetto subito che questo test non è scientifico (per test di laboratorio vedere quelli eseguiti da Photozone su ef 17-40 f4 L e ef 16-35 f2.8 L II).
 
Ho avuto la possibilità di provare “al volo” un obiettivo Canon EF 16-35 2.8 L II che ho immaginato come rimpiazzo del mio attuale ef 17-40 f4 L, che mi ha sempre servito egregiamente, prima montato su una fotocamera aps-c, la eos 40D, poi su una fotocamera aps-h, la eos 1d mark 2, dove veramente ha dato il meglio di sé. Dalla mia esperienza emerge infatti che il formato x1.3 sia l’ideale per questo obiettivo che viene sfruttato al massimo, eliminando solo le parti più esterne notoriamente morbide e distorte (e parecchio vignettate alle focali super-grandangolari e diaframmi aperti).
 
Per chiarezza aggiungo tutte le condizioni NON usate che potrebbero inficiare il risultato:
- la fotocamera non era montata su un cavalletto (tuttavia i tempi di scatto sono sufficientemente rapidi)
- fuoco automatico non manuale (quindi eventuali front/back focus dell’ottica non sono corretti)
- iso 400 (per avere tempi utili) e non 100
- ho usato la priorità dei diaframmi non M
- il piano di messa a fuoco probabilmente non è abbastanza lontano da far cadere tutta la scena a infinito, eventuali “morbidezze” nei crop dei bordi possono essere dovute a diverse rese di PDC.
 
Detto ciò la serie di scatti ha sicuramente evidenziato delle tendenze chiare nelle due ottiche. La fotocamera usata è la eos 1ds mark2, quindi ottima risoluzione ma mancante dell’aggiustamento del microfuoco quindi eventuali difetti di fabbrica del singolo obiettivo possono entrare in gioco.
 
Le foto, in RAW, sono state elaborate in Digital Photo Professional 3.9.2, con applicate, a tutte le foto, identiche correzioni di vignettatura, distorsione, aberrazione cromatica. Inoltre ho applicato uno sharpening di 3 per estrarre un po’ di dettaglio e far osservare meglio le differenze. Gli altri parametri di sviluppo sono identici (contrasto 0, saturazione 0, stile neutro, temp. colore orig., ecc.)
 
In generale le correzioni si rendono necessarie soprattutto per il 17-40 che soffre particolarmente di cadute di luce ai bordi e di una maggiore aberrazione cromatica, ma trattandosi di difetti facilmente correggibili senza perdita di qualità delle foto, ho ritenuto opportuno eliminare tutto ciò che non riguardi la resa dei dettagli e il contrasto.
 
Da evidenziare che ovviamente a iso 400 le correzioni della vignettatura introducono un po’ di rumore nelle zone schiarite ai bordi, ma è percettibile solo al 100% di ingrandimento. Inoltre le condizioni di luce in cui sono stati effettuati gli scatti non erano affatto delle migliori, come si vedrà dalla foto intera.
 
16-35 @ 16mm
17-40 @ 17mm
Da tutti gli scatti emerge una tendenza costante dell’esposimetro a lavorare meglio con il 16-35 o comunque a rendere immagini più luminose (ha scelto sempre tempi più lenti a parità di diaframma) rispetto al 17-40, in scatti che come detto sono stati eseguiti in Av; probabilmente in M, a pari valori tempo/diaframma, avremmo immagini esposte similmente
 
Ho eseguito scatti con entrambe le ottiche alla massima apertura (17mm e 16mm), a 20mm e a 35 mm. Dai test di Photozone emerge una grande perdita di dettaglio del 17-40 a 17mm soprattutto alla massima apertura, molto meno a 20mm. Tuttavia dalle mie prove non si notano differenze apprezzabili quindi presento inizialmente solo i test a 17/16mm e 35mm, probabilmente le focali più utili sul campo. Le aperture testate sono f4 (e anche 2.8 per il 16-35), f5.6 e 6.3.
 
I crop sono al 100% e 900x600px, cliccare sull’immagine per aprirla a dimensioni reali.
 
Il fuoco è sempre sul lampione centrale.
 
Focale super-grandangolare (16/17mm) a f 4 (e anche f2.8 solo per il 16-35)
 
CENTRO
Commento: al di là della differente esposizione, si nota una resa dei dettagli appena migliore con il 16-35 e sicuramente un maggiore contrasto. A 2.8 non si notano differenze apprezzabili, direi che a 2.8 con il 16-35 si ha almeno la stessa resa del 17-40 a f4. E’ sicuramente un fatto positivo per un obiettivo la cui differenza (anche di prezzo) si giustifica soprattutto per quello stop di luce in più.
 
LATO
Commento: al di là della differente esposizione direi che le eventuali differenze sono impercettibili, appena più morbido a 2.8 ma trascurabile (ai bordi entra i gioco la PDC). Ancora un voto positivo per il 16-35 all’apertura di f2.8.
 
ANGOLO
Commento: al di là della differente esposizione, direi che le eventuali differenze sono impercettibili, forse un leggerissimo vantaggio per il 17-40. Ancora una volta a 2.8 il 16-35 si comporta come a f4
 
Focale super-grandangolare (16/17mm) a f 5.6
 
CENTRO
Commento: al di là della differente esposizione, direi che le eventuali differenze sono appena percettibili, sicuramente una migliore resa del 16-35 quanto a microcontrasto, ma forse anche grazie alla migliore illuminazione.
 
LATO
 
Commento: qui con mia grande sorpresa si nota una resa migliore nel micro-contrasto del 17-40 che mi fatto inizialmente pensare a difetti nel test con l’ef 16-35, come un leggero micromosso o una non precisa messa a fuoco. Notare che il lato destro con il dettaglio si trova davanti al piano di messa a fuoco, ma a parità di diaframma e focale non ci si dovrebbero aspettare differenze percettibili tra i due obiettivi. Il 17-40 in verità ha lavorato a 21mm non 20, ma non credo faccia molta differenza.
 
ANGOLO
Commento: al di là della differente esposizione, anche qui si nota un qualche margine a favore del 17-40. Fatti salvi i dubbi già esposti, si ricordi che si tratta di zona davanti al piano di messa a fuoco.
 
 
Focale super-grandangolare (16/17mm) a f 6.3
CENTRO
 
 
 
Commento: come a 5.6 c’è un leggerissimo vantaggio per il 16-35, sicuramente amplificato dalla migliore esposizione.
 
LATO
 
Commento: come a 5.6 c’è un leggerissimo vantaggio per il 17-40 nell’ambito del micro-contrasto
 
ANGOLO
 
Commento: come a 5.6 c’è un leggerissimo vantaggio per il 17-40 nell’ambito del micro-contrasto
 
Focale moderato-grandangolare (35mm) a f 4 (e anche f2.8 solo per il 16-35)
 
CENTRO
 

Commento: sicuramente vincente la resa del 16-35 a f4, che a f2.8 si comporta come il 17-40 a f4, ma niente che faccia gridare al miracolo
 
LATO
Commento: come ci si aspetta, migliore sicuramente il 16-35 che “impasta” meno i dettagli, mentre a f2.8 è praticamente identico al 17-40 a f4, forse solo un pelino più morbido
 
ANGOLO
 
Commento: di nuovo, all’angolo, il 16-35 sembra essere più morbido del 17-40, sorprendentemente. La cosa strana è che la morbidezza appare quasi un effetto della sfocatura da diaframma moderatamente aperto (ricordare che siamo avanti al piano focale), ma f4 e f2.8 sono praticamente identici nel 16-35, non così morbido nel 17-40.
 
Focale moderato-grandangolare (35mm) a f 5.6 
CENTRO
Commento: leggermente più inciso il dettaglio col 16-35.
 
LATO
Commento: leggermente più evidente il contrasto col 17-40 che a 35mm sembra anche ingrandire un po’ di più.

ANGOLO

 
Commento: di nuovo, all’angolo, il 16-35 sembra essere leggermente più morbido del 17-40.
Qui ancor di più la morbidezza appare un effetto della sfocatura da diaframma moderatamente aperto (ricordare che siamo avanti al piano focale), che forse differisce tra le due ottiche. Il 17-40 comunque ingrandisce di più.
 
Focale moderato-grandangolare (35mm) a f 6.3
 
CENTRO
Commento: impercettibilmente più inciso il dettaglio col 16-35 ma a f6.3 le differenze tra i due obiettivi si appianano abbastanza.
 
LATO
Commento: maggiore contrasto nel 17-40, al di là della diversa esposizione, ma comunque trascurabile.
 
ANGOLO
Commento: di nuovo, all’angolo, il 16-35 sembra essere leggermente più morbido del 17-40.
Qui ancor di più la morbidezza appare un effetto della sfocatura da diaframma moderatamente aperto (ricordare che siamo avanti al piano focale), che forse differisce tra le due ottiche. Il 17-40 comunque ingrandisce di più.
 
Ho limitato le prove a f6.3 volendo stressare gli obiettivi nelle condizioni dove solitamente rendono meno, tanto più utili se li si usa in situazioni di scarsa luce. Se usati nella paesaggistica con cavalletto, i diaframmi molto chiusi dovrebbero appianare tutte le differenze. Tuttavia notando la minore resa del canon ef 16-35 ai bordi ho eseguito scatti con questo anche a f8, qui presento le differenze rispetto all’apertura 6.3 nel bordo e nell’angolo. Notare che la luce era nel frattempo cambiata sia per temperatura che intensità (inoltre c’è un +2/3 EV a f8), da qui la dominante più azzurra negli scatti a f8.
 
Canon ef 16-35 2.8 L @ 35mm – f8 vs f6.3 – LATO
Commento: malgrado i tempi di scatto al limite del micromosso, si nota un leggerissimo miglioramento a f8, ma probabilmente si tratta solo di una maggiore PDC (il crop a destra è davanti al piano focale)
 
Canon ef 16-35 2.8 L @ 35mm – f8 vs f6.3 – ANGOLO
 
Commento: malgrado i tempi di scatto al limite del micromosso, si nota un po’ di miglioramento a f8, ma probabilmente si tratta solo di una maggiore PDC (il crop in basso a destra è davanti al piano focale)
 
Conclusioni:Al di là dei difetti tipici del 17-40 (che comunque rende egregiamente in altre situazioni, come ad esempio in controluce) che sono facilmente correggibili purché si scatti in RAW, non si notano differenze sostanziali tra le due ottiche a livello di dettaglio e contrasto. Il 16-35 è un po’ più inciso al centro, differenza che probabilmente si appiana da f6.3 in su (ma non ho provato diaframmi più chiusi su entrambe). Il 16-35 ovviamente ha il vantaggio dei uno stop di luce in più e presenta una resa a f2.8 quasi alla pari che a f4, quindi sicuramente è un diaframma utilizzabile.
 
16mm contro 17mm può sembrare una sciocchezza ma basta osservare le immagini piene per rendersi conto che sul campo si traduce in un angolo di visione percettibilmente più ampio. Se tutto questo basta a giustificare un costo del doppio rispetto al 17-40 (1200 contro 600 euro) resta di pertinenza delle tasche di ciascuno di noi. Personalmente ho abbandonato l’idea di fare l’upgrade.
 
(C)2010 Marco Palladino

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